LIONS CLUB LICATA

ANNO SOCIALE 2004- 2005
Presidente IRag. FILIPPO ALAIMO


CONFERENZA ZONALE "RISCHIO DESERTIFICAZIONE"

Prof. Dott. Riccardo Sarno 
Ordinario di Agronomia Università di Palermo: 
"Strategie agronomiche per il controllo della desertificazione"

Il problema principale della desertificazione è certamente l'acqua, ma non è l'unico. La desertificazione è un processo degenerativo del suolo che investe tutta la parte fisica, la componente chimica, biologica, microbiologica ed organica del suolo. Nella sostanza la desertificazione è una devitalizzazione del suolo, cioè il suolo diventa privo di qualsiasi attività, il suolo è una fabbrica dove ci sono microrganismi, batteri, microfauna, microflora, tutta una serie di processi, e la desertificazione porta nella sua fase finale ad un substrato priva di qualsiasi attività, in parole povere ci riferiamo ai nostri calanchi, una volta difficili da vedere, ma oggi basta venire nell'agrigentino e a sinistra o a destra delle strade vi sono molti calanchi, ciò significa che il processo di desertificazione in Sicilia è già iniziato, va avanti e procede piuttosto velocemente.
In un ecosistema naturale è vero che i processi innescati dai fattori climatici possono portare alla desertificazione ma nel nostro caso sono i fattori antropici che innescano processi involutivi del terreno, cioè il processo di desertificazione è innescato dalle attività dell'uomo, sulle quali si inseriscono le attività climatiche che aggravano la situazione.
Il processo di desertificazione è presente in quasi tutti i paesi del mondo, tanto che sono stati fatti studi e conferenze internazionali per studiare questo fenomeno. A livello mondiale, tra le cause naturali si ritiene che i cambiamenti climatici siano quelle principali che innescano il fenomeno, e tra queste c'è da sottolineare l'aumento della temperatura e la diminuzione delle piovosità, attribuendo ciò alla variazione dell'attività solare, all'asse terreste, alle modificazione della composizioni dell'atmosfera a sua volta dovuta sia alle attività vulcaniche sia alle attività umane. In definitiva avviene che ci sono immissioni di anidride carbonica sempre più cospicue nell'atmosfera dovute a scarichi di automezzi, industrie, stoppie bruciate e foreste bruciate che aumentano l'anidride carbonica nell'atmosfera e quindi si innesca il famoso effetto serra, che a sua volta porta ulteriore innalzamento della temperatura media e conseguente aumento della evaporazione dei mari. L'attività agricola contribuisce all'aumento di anidride carbonica attraverso la combustione delle biomasse e la decomposizione di carbonio organico. Il carbonio organico è tutto quello che proviene da esseri viventi, piante animali, microfauna, macrofauna, e che fisiologicamente si decompone. Per la Sicilia studi della NASA hanno ipotizzato delle variazioni climatiche che dovrebbero portare per l'anno 2030 ad una maggiore durata della stagione calda con un incremento di 1,4 centigradi rispetto alla temperatura dell'ultimo quarantennio, questo è un dato rilevante, infatti sotto l'aspetto pluviometrico si dovrebbe assistere ad una diminuzione della quantità ed ad una maggiore frequenza delle piogge ad elevata intensità. Spesso diamo la colpa della desertificazione al fatto che piove di meno ma quel che interessa non è quanta pioggia cade in un anno, ma come cade, questo è il punto fondamentale perchè in certi paesi del Nord Europa dove gli allevamenti del bestiame avvengono all'aperto e gli animali hanno foraggio naturale per pascolare, in questi paesi non piove in un anno di più che da noi, ma piove in più mesi e con bassa intensità in modo che il terreno possa assorbire l'acqua.
Le pioggie ad elevata intensità non si infiltrano, quindi sono acque che scorrono e spesso provocano fenomeni erosivi, l'erosione è uno dei processi che innescano il fenomeno della desertificazione. Secondo lo stesso studio della Nasa, proprio per la diminuzione delle piogge e per l'aumento della temperatura in Sicilia dovremmo avere un aumento delle zone aride nella Sicilia sud occidentale e comparsa di aree predesertiche nelle propaggini meridionali dell'isola.
In Sicilia oltre a questi processi atmosferici negativi abbiamo altri problemi che aggravano il quadro perchè abbiamo terreni a grosso contenuto argilloso e terreni a forte pendenze, se a questo aggiungiamo la tendenza di molti agricoltori ad arare in profondità per cui per la pendenza molto terra scende, emerge la parte sottostante delle argille che è la parte inerte ed a poco a poco si creerà quella condizione che impedirà alla vegetazione di svilupparsi ed ai microrganismi di potersi installare nel suolo e svolgere la loro attività; siamo all'inizio del processo di desertificazione che porterà ai calanchi. Il vero problema della desertificazione in Sicilia non è solo quello delle acque e dell'irrigazione, ma è sopratutto la gestione del territorio inclusa l'utilizzazione delle acque, sarebbe riduttivo addebitare il problema alle piogge o all'irrigazione, questi sono importantissimi ma non sono l'elemento determinante: il vero fattore principale che innesca questo processo è come noi stiamo utilizzando il territorio, per es. l'esaurimento spinto della copertura erbacea, che prima viene divorata dai bovini, dai caprini, poi gli stessi animali ripassano senza dare il tempo della crescita levando così all'erba la possibilità di rappresentare la difesa dalla erosione del suolo; al primo acquazzone quel terreno, privo di copertura erbacea sarà eroso: quindi il pascolamento in modo irrazionale è un danno al suolo, si dovrebbero fare dei turni di pascolamento e sopratutto nelle zone boschive. Altro problema è la tecnica di aratura profonda e a ritocchino, qui si innescano altri problemi connaturati colle nostre strutture fondiarie, il piccolo agricoltore mentre prima poteva trarre dal terreno sostentamento per la propria famiglia, lavorava con l'aratro a chiodo, oggi per motivi economici non può sobbarcarsi ad un trattamento del suolo leggero, per cui usa il trattore cha a ritocchino, cioè dall'alto verso il basso, porta la terra verso il basso, in queste condizioni si creano le premesse per l'erosione del suolo, perchè l'aratura profonda con rivoltamento dei substrati porta a una mineralizzazione della sostanza organica con depauperamento dell'humus e l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera, se poi intervengono le piogge dopo l'aratura, specie se violente, fanno scivolare la terra e depauperano il terreno innescando la desertificazione, invece con un terreno non trattato, non arato dopo la pioggia il ruscellamento è ridotto, con l'erpicatura il ruscellamento è leggero, con l'aratura profonda aumenta. 
Altre causa di desertificazione è l'impiego di acque salmastre, molte acque dei nostri fiumi sono salmastre, e queste dovrebbero essere impiegate con cautela considerata la natura argillosa dei nostri terreni, invece questo spesso non avviene perchè gli agricoltori di fronte al beneficio dell'irrigazione trascurano la buona norma ed impiegano senza limiti queste acque; le acque salmastre alterano la struttura del suolo, vengono alterati gli scambi gassosi all'interno del suolo , il sodio è tossico per le piante ad alte dosi, perchè distrugge la struttura delle stesse in maniera irrecuperabile e quindi attraverso l'uso indiscriminato di acque salmastre si innesca il fenomeno di desertificazione: Altra causa è la bruciatrura delle stoppie, infatti questa elimina i residui colturali, prima si usava la letamazione, ma oggi nessuno pensa di letamare con concime organico sulla superficie del suolo, se noi bruciamo i residui chi deve portare la sostanza organica? ed anche con le esigenze della agricoltura moderna si da seguito al processo di desertificazione. Tutte queste tecniche aumentano l'emissione dell'anidride carbonica nell'atmosfera impoverendo il terreno di carbonio, Una aratura a 30 cm che si fa normalmente ci fa perdere 229 gr di CO2 per metro quadrato, l'aratura a 10 cm, quindi più superficiale ce ne fa perdere solo 47 grammi, la non lavorazione del terreno ci consente di ridurre al minimo le perdite di CO2, quindi è importante aumentare la quantità di carbonio del suolo per impedire i processi di desertificazione. Quali sono allora le strategie da seguire: trovare una giusta via di mezzo per poter far sposare le esigenze agricole con quelle del territorio e dell'ambiente e della società. In definitiva la problematica è complessa e non la possiamo ridurre ad acqua si o acqua no, piove o non piove, quindi il poter affrontare il problema della desertificazione deve passare sopratutto per una programmazione della forestazione, della attuazione di norme basate sull'agricoltura sostenibile che è rivolta al mantenimento del bene dell'agricoltura non alla sua distruzione, alla valorizzazione delle risorse vegetali, all'impiego di acque idonee, e al recupero delle aree degradate. In Sicilia, data la situazione orografica e dei mercati globali, dovremmo fare una sana gestione per trovare quali superfici debbono essere destinate all'agricoltura e quali levare all'agricoltura per essere destinate alla forestazione ed anche alla vita zootecnica; per affrontare una politica rivolta alla prevenzione o al recupero della desertificazione dobbiamo arrivare a fornirci degli indicatori della desertificazione cioè di indici che ci possono far capire se c'è un rischio di desertificazione, quali sono i fattori rilevanti e come poter intervenire per risolverli. Gli indicatori debbono essere di tipo ambientali ma anche di tipo socioeconomico, un primo indicatore deve essere rivolto alla tendenza evolutiva dei fenomeni climatici, un secondo è rivolto alla valutazione della variabilità della produttività degli ecosistemi, un terzo indicatore deve analizzare le richieste nel settore agricolo, civile ed industriale, c'è stato uno studio dell'ENEA che ha preso solo 4 indicatori, che erano: gli indici di qualità del suolo, il clima, la vegetazione e la gestione del territorio; sulla base di questi indici è stata formulata una mappatura del rischio di desertificazione, si dovrebbe pervenire a livello mondiale a degli indici univoci per tutti in modo da potersi capire e individuare dove esistono i rischi maggiori . In ogni caso gli interventi sulla desertificazione non potranno prescindere dai nuovi comportamenti e sistemi di produzione che debbono riguardare sia la gestione degli ambienti rurali ed in ambienti urbani.

PRESENTAZIONE PROF. CASTELLINO -  SENATORE SODANO

RELAZIONE PROF INDELICATO

INTRODUZIONE Dr. DI STEFANO DELEGATO ZONA LIONS

RELAZIONE PROF. LETO

RELAZIONE ING. SCIORTINO

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