PIETRE
Metto una pietra sopra ad un'altra pietra,
massi grossi e pietre piccole,
sistemati con fatica e con maestria,
e faccio un muro alto e grosso,
che mi sovrasta, tutt'intorno a me.

E io rimango solo dentro questo recinto,
finalmente sono solo,
liberamente, forse, incarcerato.
Non posso uscire, non c'è via d'uscita,
non voglio uscire,
non ne ho né voglia né desiderio,
di questa finta libertà;
ma non c'è neanche ingresso,
e le persone senza dignità
qui dentro non possono entrare,
se non sono desiderate.

Mi siedo a terra,
nel mezzo della mia torre,
e vedo soltanto pietre intorno a me.
Mi piacciono le mie pietre,
mi difendono, mi confortano,
mi confermano nella mia necessità
d'essere finalmente solo,
con le tracce della mia vita.

Un pugno di terra stringo tra le dita,
terra secca senza stima,
sembra gesso mescolato con calcina,
polvere, soltanto polvere,
non ci può nascere niente
da questo niente senza forza.
Mi riempio la bocca di terra,
non ha neanche sapore,
proprio come me,
ma la mangio, la inghiotto,
comincio così a diventare niente.

Mi corico teso rigido,
metto le mani sopra il petto,
e guardo il cielo…
mi piacerebbe essere cielo…

Sento piangere un bambino…
Mi alzo e distruggo il mio muro.
Ma le pietre,
non le disperdo,
le lascio in un cumulo,
prima o poi bisogneranno…