LIONS CLUB LICATA

ANNO SOCIALE 2009- 2010
Presidente Prof.ssa FRANCA CARRUBBA

MEMORIAL ROSA BALISTRERI 9° EDIZIONE
sezione Poesie

LAMENTI DI SICILIA
Gaetano Petralia

 

 

 

LAMENTI DI SICILIA

Come assetato
d'acqua di sorgente,
sto attaccato a tante speranze
per te, Sicilia,
che derisa ed abbandonata
nascondi le stimmate
del tuo calvario di spine.
Rompi le catene 
che come chiodi conficcati
ti lacerano le carni.
Persone senza scrupoli,
sordi ai bisogni, 
mi hanno fatto di un tempio d'amore
un teatro di tragedie e rovine.
Dicci: che dove ci sono gente di Sicilia che non trovano lavoro c'è sangue che scorre tra le vene, ci sono braccia forti per lottare
e pure nei miseri bisogni
la terra propria la sanno amare.
Dicci: dove c'è terra incolta
dove ci sono montagne da scavare, 
e dove la vita è dura per godere
ci sono figli tuoi,
che vanno cercando
una pochino di bene,
che le tue viscere 
non hanno potuto più dare. 
Risvegliati, Sicilia,
alza la testa
e dicci, che non è solo
canto di lupara,
con coppole storte (mafiosi)
che sputano veleno.
Dicci, che sei un paradiso eterno,
dove il sole tesse fili d'oro,
dove il mare accarezza le sue rive,
dove il suono del marranzano
ricama il suo canto con la luna.
Ed io, devoto figlio tuo,
sopra un cuscino di spine,
aspetto di bere di nuovo
acqua nuova di limpida sorgente,
per ammansire quest'arsura
che mi rovina l'anima ed il cuore.
Risvegliati, Sicilia,
ridona la tua luce per dare ai tuoi figli
ancora più luminoso il domani
e le speranze mie
trovare così finalmente la pace.

                                                                   

LAMENTI DI SICILIA

Come assetato
d'acqua di sorgente,
sto attaccato a tante speranze
per te, Sicilia,
che derisa ed abbandonata
nascondi le stimmate
del tuo calvario di spine.
Rompi le catene 
che come chiodi conficcati
ti lacerano le carni.
Persone senza scrupoli,
sordi ai bisogni, 
mi hanno fatto di un tempio d'amore
un teatro di tragedie e rovine.
Dicci: che dove ci sono gente di Sicilia che non trovano lavoro c'è sangue che scorre tra le vene, ci sono braccia forti per lottare
e pure nei miseri bisogni
la terra propria la sanno amare.
Dicci: dove c'è terra incolta
dove ci sono montagne da scavare, 
e dove la vita è dura per godere
ci sono figli tuoi,
che vanno cercando
una pochino di bene,
che le tue viscere 
non hanno potuto più dare. 
Risvegliati, Sicilia,
alza la testa
e dicci, che non è solo
canto di lupara,
con coppole storte (mafiosi)
che sputano veleno.
Dicci, che sei un paradiso eterno,
dove il sole tesse fili d'oro,
dove il mare accarezza le sue rive,
dove il suono del marranzano
ricama il suo canto con la luna.
Ed io, devoto figlio tuo,
sopra un cuscino di spine,
aspetto di bere di nuovo
acqua nuova di limpida sorgente,
per ammansire quest'arsura
che mi rovina l'anima ed il cuore.
Risvegliati, Sicilia,
ridona la tua luce per dare ai tuoi figli
ancora più luminoso il domani
e le speranze mie
trovare così finalmente la pace.

 

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