LIONS CLUB LICATA

ANNO SOCIALE 2001- 2002
Presidente Ing. ROSARIO BONVISSUTO

GITA A PALAZZOLO ACREIDE

Distrutta dal terremoto del 1693 rinacque la Palazzolo settecentesca fiorente di monumenti, chiese e palazzi pregevoli opere d'arte. Palazzolo Acreide, singolare tassello del mosaico degli otto comuni del Val di Noto posti sotto la tutela deII'UNESCO, "in considerazione dell' eccezionale valore della sua architettura barocca testimonianza dell'esuberante genialità delle maestranze che si impegnarono nella costruzione del Val di Noto dopo il terribile terremoto del 1693", merita da parte del visitatore una accurata attenzione Se si accede a Palazzolo Acreide, da Ovest, per la via Roma si raggiunge Piazza Aldo Moro, nella parte bassa della città, sul lato Sud dell'ampio spazio prospetta la Chiesa Madre, dedicata a San Nicolò, l'interno è a tre navate a croce latina con cupola, la trabeazione del cornicione presenta una ricca decorazione barocca. La facciata, rifatta nel 1893, presenta qualche motivo architettonico classicheggiante. Dirimpetto alla Chiesa Madre, la vista laterale della Chiesa di S. Paolo che prospetta su Piazza S. Paolo. La chiesa di S. Paolo nasce sulla vecchia chiesa di Santa Sofia, la parte più pregevole è la facciata in stile barocco. Si sviluppa, in altezza, in tre piani con pronao. Si venera San Paolo Apostolo eletto nel 1688 Patrono di Palazzolo Acreide.Poco più avanti, si apre Piazza Umberto I dove sul lato ovest si può ammirare Palazzo Zocco dalle interessanti mensole figurate, da qui e per via Annunziata si scende verso la Chiesa dell' Annunziata, una delle più antiche di Palazzolo. Ricostruita dopo il terremoto del 1693 la Chiesa ebbe un’impostazione piu’ maestosa a tre navate. Tre sono i capolavori di indiscusso pregio artistico: l'altare di marmo intarsiato con marmi di diversi colori, rappresentanti l'allegoria della primavera, il sette¬centesco portale barocco a colonne tortili binate, il quadro dell' Annunciazione di Antonello da Messina, oggi esposto al museo Bellomo di Siracusa. Ritornando in Piazza Umberto I si imbocca a sinistra via Garibaldi, caratterizzata da interessanti edifici settecenteschi, a destra (n. 127) Palazzo ludica-Cafici (oggi Caruso) con la più lunga balconata barocca del mondo. I mensoloni in numero di 27 sono mascheroni grotteschi differenti l'uno dall' altro. Sempre a destra dopo la scalinata di via Maestranza il Palazzo Ferla (n. 115). Lasciando via Garibaldi, a sinistra, all'altezza di palazzo Ferla ci si immette in una stradina che conduce alla Chiesa di S. Antonio Abate, progettata inizial¬mente a tre navate a croce latina, non è mai stata completata. Il culto preminente è verso la Madonna Addolorata.
Da Piazza S. Antonio si sale a destra, si attraversa via Garibaldi e percorrendo via Nicolò Zocco si incrocia via Gaetano Italia, scendendo a sinistra si può ammirare Palazzo Cappellani (n. 36) dei primi del novecento, destinato ad ospitare i reperti della collezione Iudica; si scende verso Piazza Liberazione e da qui salendo per via San Sebastiano si giunge alla centrale Piazza del Popolo dove si innalza imponente la Chiesa di San Sebastiano con la sua scenografica gradinata e la fastosa facciata a tre ordini. L'interno è a tre navate con pregevoli stucchi risalenti al 1783 e numerosi quadri tra cui quello di Santa Margherita da Cortona, opera di Vito d'Anna. Piazza del Popolo è dominata anche dal Palazzo Municipale che sorge sul sito del Monastero delle monache Benedettine (Badia), attualmente l'edificio presenta una struttura architettonica classicheggiante e negli intagli decorativi risente dello stile liberty. Lungo il loggiato di sinistra del Municipio si snoda via Carlo Alberto, da qui in via Machiavelli (terza traversa a destra) si può visitare, nel settecentesco Palazzo Ferla Bonelli, la Casa-Museo, testimonianza etno antropologica della cultura contadina, frutto della grande passione e dedizione di Antonino Uccello per le tradizioni popolari Se si prosegue per via Machiavelli fino alla Chiesa dell'Orologio, imboccando via Soccorso ci si inoltra nel quartiere medioevale fino ai ruderi del Castello, se, invece, si retrocede in via Carlo Alberto, a pochi metri, in Piazza San Michele si staglia la graziosa facciata settecentesca dell'omonima Chiesa. Semplice nel suo insieme, la Chiesa di S. Michele presenta all'interno colonne in stile corinzio. Procedendo per via Acre, in alto, a sinistra si imbocca Corso Vittorio Emanuele, subito a destra l'ampia scalinata da cui si accede alla Chiesa dell'Immacolata dall'elegante e singo¬lare facciata convessa, unicoesempio architettonico tra le chiese palazzolesi. L'interno è arricchito dalla pregevole statua della Madonna col Bambino di Francesco Laurana. Scendendo per il Corso Vittorio Emanuele, la più centrale e la più bella via cittadina, si possono ammirare eleganti edifici del '700 e dell' 800: a sinistra al n. 38 Palazzo Pizzo-Guglielmino, splendido esempio di palazzotto borghese barocco; un po' più avanti sempre a sinistra (n. 10) Palazzo Iudica, del XVIII secolo testimonianza architettonica di motivi del tardo barocco che si fondono a decorazioni di gusto spiccatamente neo-classico, attigua a questo Palazzo vi è un'altra bella costruzione dello stesso periodo edifica¬ta dai Messina-Ruiz. Proseguendo per Piazza del Popolo, via san Sebastiano, Piazza Liberazione si giunge in Piazza Pretura dove spicca lineare ed austero il Palazzo Pretura, edificato intorno al 1880. attualmente il palazzo ospita il comando della polizia municipale.

All'interno del parco archeologico, dominante la valle dell'Anapo si trova il Teatro Greco. La sua scoperta si deve al barone Gabriele Judica, nel 1824. Uomo di cultura, amante dell'antico, studiò e salvaguardò i beni archeologici per le generazioni future. La sua costruzione si fa risalire intorno al II sec. a.C. durante il regno di Ierone II. Una stretta galleria dà la possibilità di collegare la cava del teatro alBouleuterion. Questo edificio di modeste dimensioni era un luogo di raduno per le assemblee del senato acrense. A ridosso del teatro si trovano i resti del Tempio di Afrodite. A Sud-Est le latomie dette dell'Intagliata e dell'Intagliatella, usate inizialmente come cave di pietra per la costruzione dell'antica Akrai, in seguito divennero luoghi di sepoltura. Sul pendio della città antica sorgono altre latomie conosciute come Templi ferali, luoghi di venerazione. Ai piedi del colle una serie di bassorilievi scolpiti nel calcare documenta il culto degli acrensi nei confronti della dea Cibele o Magna Mater, riconoscibile per il timpano, il Modio e i leoni. I rilievi risalenti alla metà del III sec. a.C. scoperti anch'essi dal barone Judica (nel 1809)), sono 12 e nel gergo locale vengono denominati "Santoni". Scolpiti su una parete che si estende per circa 30 metri, sono di fattura rozza ma testimoni di valore storico e religioso. La necropoli della pineta occupa la sommità pianeggiante di detta contrada, ed è visibile dalla strada panoramica.

 



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