LAMENTI DI SICILIA
Come assetato d'acqua di sorgente, sto attaccato a tante speranze per te, Sicilia, che derisa ed abbandonata nascondi le stimmate del tuo calvario di spine. Rompi le catene che come chiodi conficcati ti lacerano le carni. Persone senza scrupoli, sordi ai bisogni, mi hanno fatto di un tempio d'amore un teatro di tragedie e rovine. Dicci: che dove ci sono gente di Sicilia che non trovano lavoro c'è sangue che scorre tra le vene, ci sono braccia forti per lottare e pure nei miseri bisogni la terra propria la sanno amare. Dicci: dove c'è terra incolta dove ci sono montagne da scavare, e dove la vita è dura per godere ci sono figli tuoi, che vanno cercando una pochino di bene, che le tue viscere non hanno potuto più dare. Risvegliati, Sicilia, alza la testa e dicci, che non è solo canto di lupara, con coppole storte (mafiosi) che sputano veleno. Dicci, che sei un paradiso eterno, dove il sole tesse fili d'oro, dove il mare accarezza le sue rive, dove il suono del marranzano ricama il suo canto con la luna. Ed io, devoto figlio tuo, sopra un cuscino di spine, aspetto di bere di nuovo acqua nuova di limpida sorgente, per ammansire quest'arsura che mi rovina l'anima ed il cuore. Risvegliati, Sicilia, ridona la tua luce per dare ai tuoi figli ancora più luminoso il domani e le speranze mie trovare così finalmente la pace.
|
LAMENTI DI SICILIA
Come assetato d'acqua di sorgente, sto attaccato a tante speranze per te, Sicilia, che derisa ed abbandonata nascondi le stimmate del tuo calvario di spine. Rompi le catene che come chiodi conficcati ti lacerano le carni. Persone senza scrupoli, sordi ai bisogni, mi hanno fatto di un tempio d'amore un teatro di tragedie e rovine. Dicci: che dove ci sono gente di Sicilia che non trovano lavoro c'è sangue che scorre tra le vene, ci sono braccia forti per lottare e pure nei miseri bisogni la terra propria la sanno amare. Dicci: dove c'è terra incolta dove ci sono montagne da scavare, e dove la vita è dura per godere ci sono figli tuoi, che vanno cercando una pochino di bene, che le tue viscere non hanno potuto più dare. Risvegliati, Sicilia, alza la testa e dicci, che non è solo canto di lupara, con coppole storte (mafiosi) che sputano veleno. Dicci, che sei un paradiso eterno, dove il sole tesse fili d'oro, dove il mare accarezza le sue rive, dove il suono del marranzano ricama il suo canto con la luna. Ed io, devoto figlio tuo, sopra un cuscino di spine, aspetto di bere di nuovo acqua nuova di limpida sorgente, per ammansire quest'arsura che mi rovina l'anima ed il cuore. Risvegliati, Sicilia, ridona la tua luce per dare ai tuoi figli ancora più luminoso il domani e le speranze mie trovare così finalmente la pace.
|